Un altro modo di definire i connotati grafici è quello cosiddetto grajometrico, metodo che supera la grossolana valutazione estimativa per tradurre invece i grafismi in misure obiettive, millimetriche, angolari, frazionarie e statistiche.
Lo scopo è quello di ridurre i margini di valutazione soggettiva, guidando l’operatore attraverso rilevamenti standardizzati per ottenere una fitta rete di quotazioni numeriche e dati omogenei, giungendo a formulazioni finali dimostrabili, controllabili e ripetibili.
Il metodo ha già interessato la grafologia classica con Binet (3); lo stesso Crepieux-Jamin afferma che la grafologia è una scienza di osservazione e suggerisce la scala estimativo-quantitativa di tre punti (forte, medio, debole) (4) auspicando la misurazione matematica (5).
Il Klages propone per l’apprezzamento del « niveau vital » una scala di 5 punti (molto elevato, elevato, medio, basso, molto basso) e dà esempi estimativi) (6), precisando i criteri di valutazione della « larghezza e inclinazione »
Lo stesso Pulver, il meno grafometrico, precisa i gradi della « inclinazione, grandezza, larghezza » (8).
Tuttavia l’impostazione metrologica dei citati caposcuola è solo lontanamente grafometrica, e si riduce in realtà al rilevamento estimativo quantizzato. D’altra parte va distinto fra grafometria a scopo grafologico e grafometria a scopo peritale, rapportabili a differenti situazioni operative ed a gruppi di autori che, con finalità diverse, hanno dato un’impronta grafometrica ai propri sistemi.
De Gobineau Perron, Lewinson-Zubin, Moretti, Marchesan, ricorrono ampiamente alla grafometria impiegando il dato metrico statistico quale mediatore della successiva più impegnativa sintesi psicologico-interpretativa.
(3)A. BINET, Les révélations de l’écriture d’après un controle scientifique, Alcan, Paris, 1906.
(4)J. CREPIEUX JAMIN, A B C de la Graphologie, P.U.F., Paris, 6’ ed., p. 24.
(5)J. CREPIEUX JAMIN, L’écriture et le caractère, P.U.F., Paris, 17~ ed., p. 314.
(6)L. KL4GES, Expression du caract~re dans i’écriture, DelachauxNiestlè, Neuch~te1, 3’ ed., pp. 48-53.
(7)L. KLAGES, op. cii., p. 103 e schema p. 78.
(8)M. PULVER, Le symbolisme de l’écriture, Stock, Paris, 1971, pp. 53, 82, 94.
Frazer, Humbert, Langenbruch, Locard fanno la più rigorosa grafometria, impiegando il dato metrico-statistico a fini peritali.
In entrambi i casi però, grafologico o peritale, l’impostazione rimane grafometrica, e nulla vieta di utilizzare a scopo peritale sistemi grafometrici sorti a scopo grafologico (9).
Ciò permette di accomunare i citati autori in una rassegna unitaria.
2.1. De Gobineau-Perron.
Il loro sistema è stato pubblicato nell’opera « Génétiqué de l’écriture » nel 1954, rimaneggiato nel 1958 da R. Perron, F. ‘Coumes e C. Daurat, ripreso poi nell’opera pedagogica di J. de Ajuriaguerra e collaboratori (10).
Secondo A. Tajan, consiste « nell’analizzare la scrittura in componenti sufficientemente individualizzate perché ne sia possibile la quotazione in vista di un’elaborazione statistica » (11).
Gli Autori hanno applicato il metodo alla misurazione di varie caratteristiche scritturali giovanili (items), con il noto sistema ascisse-ordinate.
A prescindere dalla validità pratica di tale metodo in grafologia normale, interessa qui una sua eventuale applicazione in perizia grafica.
E’ fuori dubbio che possano esser coniati specifici items ad hoc, comprendenti tutte le possibili connotazioni delle scritture di causa. Potremmo così quotare la frequenza degli stacchi, le differenze di calibro, le loro escursioni, gli scatti dal rigo, le larghezze, le minuterie grafiche etradurre la gran massa di dati numerici in curve, rapportandone le indicazioni nel confronto tra autografe e contestate.
|